“S’avvicina Carnovale: chi ffa da conte, chi dda speziale…” Percorso bibliografico e iconografico dai volumi della Biblioteca. Dal 17 al 25 febbraio 2020
S’avvicina Carnovale: chi ffa da conte, chi dda speziale…”
Tarantella de Carnovale (raccolta a cura di Giggi Zanazzo)
Il Carnevale, festa laica e popolare, necessita di una motivazione vera per poter essere apprezzata a pieno,
e cioè con intima partecipazione, in quanto si desidera poter essere altri, vivere il mondo alla rovescia e nel ribaltamento dell’ordine sociale, avere la possibilità di prendersi gioco di tutto e di tutti.
Sfrenato nel cibo, nei piaceri, nella violenza, affinché poi tutti potessero apprezzare le regole e le penitenze della Quaresima, il Carnevale era un periodo di grande partecipazione popolare.
Fra il 1600 e il 1700 le feste romane erano famose in tutta Europa per le eccezionali rappresentazioni teatrali e musicali, le danze, i sontuosi banchetti, i giochi e le baldorie senza regole.
Il Papa Benedetto XIV amaramente concludeva: “Il Papa comanda, i cardinali non obbediscono, il popolo fa quello che gli pare e piace”.
Il carnevale romano termina con la Roma papale, nel 1870, quando le tradizioni vengono meno.
Nel periodo successivo scemava la forte contrapposizione tra la nobiltà privilegiata e la plebe, che nella miseria e nel degrado, si contentava dei giochi carnevaleschi.
Nasceva il Carnevale borghese, Roma e le sue tante metamorfosi…
Quello di oggi è un Carnevale “normalizzato”, privo dei riti collettivi che permettevano anche al popolo di dare sfogo a istinti repressi, controllati tutto l’anno, e avere, per pochi giorni, l’illusione di essere liberi. L’atmosfera di luci, colori, creatività collettiva la ritroviamo ancora in molti comuni non lontani da Roma, anche se le tradizioni, con il passare degli anni, subiscono continui mutamenti.
“Carnevalata” di Roviano
Nel periodo di Carnevale, fino alla metà del 1900, era consuetudine, durante il lavoro in campagna “catturare” il padrone e condurlo in corteo al paese, con una processione che guidata dal suono di una zampogna o di un tamburo, procedeva tra mille scherzi, fino a quando la moglie del “prigioniero” non annunciava l’intenzione di pagare il “riscatto”: pizze fritte, castagnole, salsicce, fagioli e tanto vino per tutti.
E poi canti e balli per l’intera notte.
Attualmente questa tradizione è andata perduta, ma bambine e bambini ancora si recano di casa in casa per la questua, chiedendo: “Ciccia e cocco!”.
Carnevale di Nazzano
La tradizione nazzanese vuole che il martedì grasso, nella piazza principale, si legga un testo scritto in dialetto, alla cui redazione partecipano gli abitanti del comune, che con ironia più o meno bonaria, mette in ridicolo personaggi pubblici o comuni, che nel corso dell’anno si siano resi protagonisti di fatti particolari.
E’ il cosiddetto “testamento”, una vera e propria confessione pubblica “dei peccati della collettività”.
Si continua con dolci, balli e canti, poi alla fina della serata si dà fuoco a un fantoccio di paglia, celebrando così, tutti insieme, “il funerale del Carnevale”.
Percorso di lettura
Clementi F., “Il Carnevale Romano nelle cronache contemporanee. Dalle origini al secolo XVII con illustrazioni riprodotte da stampe del tempo”. Parte I, 2 ed., Città di Castello, Edizioni R.O.R.E – NIRUF, 1939.
[Bibl. CMRC G 161/1]
Clementi F, “Il Carnevale Romano nelle cronache contemporanee. Dal XVII al XIX secolo con illustrazioni riprodotte da stampe del tempo”. Parte II, Città di Castello, Edizioni R.O.R.E – NIRUF, 1938.
[Bibl. CMRC G 161/2]
Goethe, J. W., “Das Römische Carneval”, Leipzing, Insel – Verlag, 1905, (rip. facs).
[Bibl. CMRC H 191]
Lodovici R., Pessolano U., “Vivere il Passato. Carnevale morto: a tutti i cittadini di Nazzano”, [S. l.], [s. n.], 2001.
[Bibl. CMRC Misc. IV 690]
Tecchia A., “La Carnevalata di Roviano”, in “Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura, arte, turismo”,18 (1982), n. 2, p. 44-46, Roma.
[Bibl. CMRC Riv B 148]
Valentini F., “Trattato su la Commedia dell’arte, ossia improvvisa. Maschere italiane ed alcune scene del Carnevale di Roma. Dal Professor Francesco Valentini romano”, Berlino, Luigi Guglielmo Wittich, 1826.
[Bibl. CMRC I 272]
Zanazzo G., “Canti popolari romani. Con un saggio dei canti del Lazio”, Torino, Società Tipografico – Editrice Nazionale, 1910.
[Bibl. CMRC C 80]