Ente Gestore: Città metropolitana di Roma Capitale
Dirigente: Dott.ssa Maria Zagari
E-mail: direttoreareeprotette@cittametropolitanaroma.it
Sede Gestore: Dip. III – Servizio Aree protette – Tutela della biodiversità, viale Giorgio Ribotta 41/43 – 00144 Roma. Tel. 06/6766 3159; fax 06/6766 3302.
Referente dell’area: dr.ssa Francesca Marini – cell. 342/3209962
Estensione: 40 ettari
Il Comune della Riserva: Nettuno
Come Arrivare:
In automobile: SS 148 Pontina fino ad Aprilia poi Via Nettunense e strada litoranea oppure Via Nettunense partendo da Via Appia al bivio di Frattocchie
In treno: Linea ferroviaria Roma-Nettuno da Roma Termini, fermata Anzio 5 minuti a piedi fino alla Villa
In autobus: Linee CO.TRA.L. da Roma Laurentina (stazione metro B) da Roma Anagnina (stazione metro A)
Altri Indirizzi utili: l’Area è di proprietà privata e per visitarla è necessario contattare la Nettuno Residence srl, o il principe Borghese.
Legge istitutiva: Legge Regione Lazio 29/99.
La Riserva Naturale Provinciale “Villa Borghese” può essere ritenuta l’ultimo lembo dell’antica Selva di Nettuno e rappresenta una risorsa di primaria importanza per le sue caratteristiche naturali, storiche e architettoniche anche se risulta ormai inglobata nel tessuto urbano di Anzio e Nettuno. E’ stata istituita con la Legge Regionale 26 ottobre 1999 n. 29 con finalità di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e culturali dell’area, attribuendone la gestione alla Città Metropolitana di Roma Capitale (prima Provincia di Roma).
Compresa nel territorio del Comune di Nettuno, ha un’estensione di 41,24 ettari, l’altitudine massima di 40,7 m. s.l.m. è raggiunta a Colle Paradiso. L’area, tutta di proprietà privata e completamente delimitata da un muro di cinta, attualmente non è accessibile al pubblico.
La Riserva prende il nome dalla villa, situata su un’altura che domina il mare, che fu fatta costruire nel 1647 dal Cardinale Vincenzo Costaguti ed è tradizionalmente denominata “Bell’Aspetto” per la sua posizione panoramica ed il suo valore estetico. E’ stata per molto tempo pertinenza della tenuta signorile di campagna, prima della famiglia dei Costaguti, dei Torlonia fino al 1832, poi dei Borghese.
Attualmente la villa ed il Parco storico vero e proprio, che occupa una striscia che dall’ingresso nord porta a quello situato sul lungomare, appartengono alla famiglia Borghese.
All’interno dell’area sono presenti i resti di una antica torre, detta “torre ottagona” o “torre del forno”, che sembra fosse già segnalata in un documento del 1638. Da sempre ha rappresentato un punto di riferimento anche per la navigazione, essendo uno degli edifici che caratterizzavano il litorale tra Capo d’Anzio e Torre Astura.
La vegetazione originale doveva essere costituita principalmente da lecci ed altre specie quercine. Nella porzione centrale del parco è attualmente presente un bosco di leccio con pino domestico e d’Aleppo. Di particolare interesse è una popolazione di querce da sughero (Quercus suber) con esemplari arborei di notevoli dimensioni cui sono associati esemplari di roverella (Quercus pubescens), farnia (Quercus robur) e farnetto (Quercus frainetto)
La sistemazione del Parco si ispira al giardino rinascimentale italiano per la disposizione delle aiuole e dei viali, un fitto reticolo con spazi chiusi e siepi di bosso (Buxus sempervirens) e di alloro (Laurus nobilis), se ne differenzia per la presenza di piante da frutto o aromatiche di derivazione del giardino medievale e/o religioso. A ridosso della villa sono presenti un giardino con lavanda, un pomaio, un giardino degli aranci. Nella zona di ingresso furono introdotte diverse varietà di palme per riprodurre gli ambienti esotici tipici della cultura romantica del 1800. Il resto dell’area vede viali alberati di leccio, altre querce e pino domestico. Nel sottobosco sono rappresentati pungitopo, corbezzolo, sorbo, rosa selvatica, stracciabrache, e nelle zone più aperte fillirea, mirto, cisto, erica, lentisco.
Il sito ospita specie di uccelli nidificanti relativamente diffuse e comuni negli ambienti forestali maturi ed a mosaico dell’Italia centrale come verdoni (Carduelis chloris), capinere (Sylvia atricapilla), merli (Turdus merula) e storni (Sturnus vulgaris) e specie meno diffuse e più elusive quali civette (Athena noctua) ed assioli (Otus scops). Sono presenti anche diverse specie di uccelli migratori come rondini (Hirundo rustica), gruccioni (Merops apiaster) e codirossi (Phoenicurus spp).
L’area si sviluppa al di sopra della falesia che affiora da Tor Caldara fino oltre Nettuno, degradando verso sud-est. La falesia è costituita dal “Macco” una calcarenite bioclastica pliocenica, la cui origine è legata ad un antico pendio di raccordo tra la spiaggia e l’ambiente sottomarino di piattaforma continentale, caratterizzata dalla presenza di numerosi resti fossili, in particolare bivalvi. Soprattutto a causa dell’edificazione la falesia può ormai essere osservata solo nei tagli stradali o ferroviari e dalla spiaggia di Nettuno.
Ad Anzio in epoca romana nella falesia erano scavati i magazzini a servizio del porto antistante la Villa di Nerone. Di notevole importanza è il sistema di gallerie e cunicoli scavati nel “Macco”. Usate inizialmente per sfuggire alle invasioni dei Saraceni e poi come cantine, nel corso della seconda guerra mondiale le cavità esistenti sotto la villa sono state utilizzate dal 6° Corpo della V Armata americana come Quartiere Generale durante lo sbarco ad Anzio nel 1944.
Nulla Osta: L.R. 29/97 : norme in materia di aree naturali protette regionali. Art. 28 (nulla osta e poteri d’intervento dell’ente di gestione) “Il rilascio di concessioni od autorizzazioni, relativo ad interventi, impianti ed opere all’interno dell’area naturale protetta, è sottoposto a preventivo nulla osta dell’ente di gestione ai sensi dell’art. 13, commi 1, 2 e 4, della L. 394/1991.”
Ultimo aggiornamento: 13 maggio 2024