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Monumento Naturale Palude di Torre Flavia

Ente Gestore: Città metropolitana di Roma Capitale

Direttore: Arch. Angelo Maria Mari. E-mail: direttoreareeprotette@cittametropolitanaroma.gov.it

Sede di riferimento: Dip. IV – Servizio  Aree protette, tutela della flora e della biodiversità, via Tiburtina 691 – 00159 Roma. Tel. 06/67663321; fax 06/67663196.

Referente dell’area: dr. Corrado Battisti – cell. 3282289873

Legge Istitutiva: D.P. Giunta Regionale, 24/03/97 n.613

Comuni: Cerveteri e Ladispoli

Estensione: 48 ettari

Come Arrivare: SS Aurelia o Autostrada A12 Roma-Civitavecchia (uscita Cerveteri-Ladispoli); da Roma Termini, treno metropolitano FM 5 fino a Cerveteri-Ladispoli; linee CO.TRA.L. da Roma Lepanto.

IR (Indice di Rischio Complessivo): Comune di Cerveteri 3,90; Comune di Ladispoli 3,19.

Il territorio del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, con i suoi 48 ha estesi lungo la costa tra Cerveteri e Ladispoli, è una zona umida di grande importanza per la tutela dell’avifauna migratoria e per la conservazione di una delle rare tracce di quello che un tempo fu l’ambiente costiero laziale, con dune sabbiose e un ampio sistema di laghi, stagni costieri e acquitrini, grandi foreste di pianura e una ricchezza faunistica oggi testimoniata solo dall’iconografia e dalla documentazione storica.

L’area si presenta in alcuni tratti separata dal mare da una esigua lingua sabbiosa e, in altri, raggiunta dal mare che mette a nudo parte dei sedimenti anticamente originatisi dal lento accumulo di materia organica proveniente da residui di piante, alghe e animali morti, con l’aspetto di fanghi nerastri. Dietro la spiaggia (oggetto di intensa erosione ed arretramento) corre un cordone dunale, che delimita la palude vera e propria. Questa è formata da piscine, stagni e canali, inframmezzati da lingue di terra, coperte da un fitto e inaccessibile cannucceto che penetra fino al cuore della palude.

Un molo di origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell’antica Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa del fenomeno dell’erosione costiera, qui molto accentuato.

Parte dell’area sommersa è oggetto di attività produttiva, grazie alla presenza di un impianto di piscicoltura sostenibile, la cui gestione contribuisce alla manutenzione della Palude.

All’inizio del secolo le bonifiche e la più recente urbanizzazione di Campo di Mare (anni ’60), hanno progressivamente ridotto la grande palude originaria, fino agli attuali 37 ettari. E’ così iniziato, per la Palude, un periodo di abbandono e di degrado a cui l’azione della Provincia di Roma, in collaborazione con il WWF Lazio, sta cercando di porre freno.

L’area è una Zona di Protezione Speciale (ZPS IT 6030020), che fa parte della Rete Natura 2000 individuata dal Ministero dell’Ambiente, secondo la direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Nella zona antistante di mare aperto è anche presente un Sito di Importanza Comunitaria (“Secche di Torre Flavia” SIC IT 6000009; Dir. 92/43/CEE “Habitat”) che tutela le praterie di Poseidonia oceanica.

La Palude è, a tutti gli effetti, un laboratorio all’aperto dove vengono sperimentate ricerche e strategie specifiche mirate alla conservazione della biodiversità tanto da essere inserita nella rete dei siti LTER (Long Term Ecological Research) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

A partire dal 2011 è stata attivata l’iniziativa “Parchi aperti alla Partecipazione” , con l’istituzione della Consulta degli Attori sociali per assicurare una gestione innovativa delle Aree protette.

La Palude di Torre Flavia ha vinto nel 2014 il premio “Vota l’Oasi più bella dove fare birdwatching” attraverso una votazione on line da parte di naturalisti e appassionati sul sito dell’Associazione EBN (www.ebnitalia.it), Associazione che si propone la diffusione dell’attività di birdwatching ossia l’osservazione e il riconoscimento in natura degli uccelli. I votanti hanno riconosciuto l’importanza della Palude come punto di sosta per un gran numero di uccelli migratori nonché le tante attività scientifiche (come, per esempio, l’inanellamento) e di educazione ambientale che la Provincia di Roma, in qualità di ente gestore,  porta avanti sia per aumentare la conoscenza sulla biodiversità di questa piccola ma significativa area umida sia per favorire una corretta fruizione dell’area stessa.